Ansia e cibo

Ansia e cibo

Evolutivamente il cibo è considerato il combustibile per la nostra macchina organica, il nostro corpo.

Tale funzione essenziale alla sopravvivenza, è stata superata nel corso del tempo ed il cibo ha assunto diversi valori simbolici in relazione ad aspetti culturali, relazionali, intrapsichici.

Il cibo è diventato lo strumento, o il mezzo, che permette di comunicare altre cose: può avvalersi di molti significati come la gratificazione, la colpa, la trasgressione, ha valenze seduttive, afrodisiache, di penitenza, relazionali, affettive, familiari e sociali.

Non mangiamo solo sostanze inerti, ma ci nutriamo di simboli, tradizioni, abitudini, associati agli alimenti e fortemente radicati nelle relazioni sociali collettive e familiari.

Spesso le emozioni di mescolano all’assunzione di cibo che viene usato per cercare di fronteggiarle: pensiamo come in situazioni stressanti, di noia, di ansia, di rabbia, di tristezza si sente la necessità di ricorrere al cibo per sentirsi meglio, o sentire qualcosa di diverso rispetto l’emozione iniziale.

Di fronte a tali sensazioni, l’individuo può eccedere nell’assunzione di cibo, al fine di tentare di colmare uno spazio vuoto, con abbuffate e conseguenti sensi di colpa che possono generare un pericoloso circuito vizioso, che può portare a veri e propri disturbi del comportamento alimentare se mantenuto per molto tempo.

Al contrario, può avvenire che una forte sensazione di ansia, rabbia, stress, porti ad evitare l’assunzione di cibo in relazione a una sensazione di impossibilità ad ingerirlo, per una percezione di chiusura della trachea oppure per la paura di un malessere conseguente all’ingestione di alimenti con conseguente digiuno forzato e possibile difficoltà a riprendere una corretta alimentazione.

È molto importante individuare i propri stati d’animo, a conoscerli ed accettarli, al fine di evitare di utilizzare il cibo come rimedio per le sensazioni di inadeguatezza perché il cibo, pur essendo un bisogno essenziale, può essere simbolicamente percepito come un pericoloso e temibile avversario.