Paraplegia e Tetraplegia, cosa sono? Breve excursus sulla mielolesione e trattamento psicoterapeutico
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Paraplegia e Tetraplegia, cosa sono? Breve excursus sulla mielolesione e trattamento psicoterapeutico
Nei mielolesi la sopravvivenza ad accadimenti di vita rimane la stessa dei soggetti sani ma la mielolesione compromette più o meno seriamente la funzionalità dell’intero organismo.
Non si guarisce, si migliora. Il quadro clinico si stabilizza, molte funzioni possono essere vicariate mediante opportuni trattamenti farmacologici, riabilitativi, ortesici e comportamentali. Ma non si guarisce.
Con il passare del tempo dall’evento che ha causato la mielolesione, le domande che il soggetto si pone aumentano drasticamente; egli si informa, pensa, si confronta con altri mielolesi, partecipa attivamente a dibattiti sociali sull’handicap, chiede di avere un’adeguata assistenza medico-riabilitativa, esige, in altri termini, strutture e personale in grado di dare risposte ai suoi problemi che non sempre riescono ad espletare questo compito.
Nel paziente mieloleso, immediatamente dopo il trauma, si instaura una fase di “shock spinale” che è clinicamente caratterizzata dalla soppressione di tutte le funzioni sottolesionali (motorie, sensitive, viscerali). Dunque, vi sarà paralisi motoria, anestesia tattile e dolorifica, ritenzione urinaria e fecale. Alla fase di shock spinale segue la ripresa delle attività sottolesionate (volontaria, spontanea, riflessa) con caratteristiche estremamente variabili. Qualunque ne sia la causa, la gravità e l’estensione del danno clinico dipende dal livello midollare colpito (cervicale, dorsale, lombare), dall’ampiezza della lesione (completa o incompleta) e dalla velocità con cui la lesione stessa si è realizzata.
Oltre alla distruzione delle strutture situate nel segmento midollare danneggiato (livello di lesione), vi sarà l’abolizione di tutte le funzioni (motorie, sensitive e viscerali) situate al di sotto del livello lesionale e normalmente controllate dai centri superiori, a causa del- l’interruzione delle vie ascendenti e discendenti che collegano il midollo spinale al cervello. Tali funzioni saranno totalmente abolite in caso di lesione completa, solo parzialmente compromesse se la lesione del midollo è incompleta.
La paralisi motoria e i deficit sensitivi interesseranno tutti e quattro gli arti nelle lesioni cervicali (tetraplegia), i soli arti inferiori nelle lesioni dorso-lombari (paraplegia). In entrambi i casi saranno presenti, inoltre, in misura più o meno grave in relazione al livello e alla completezza della lesione, disturbi delle funzioni viscerali (più propriamente definite come funzioni “autonome” o “vegetative”).
Le conseguenze di una mielolesione sono molteplici:
- Disreflessia autonoma: espressione di una risposta fisiologica alterata a stimoli cutanei o viscerali nocicettivi, (determinata dalla perdita del controllo encefalico sui centri del sistema nervoso simpatico situati al di sotto della lesione), che si traduce in un’aumentata scarica di adrenalina responsabile della sintomatologia presentata dai pazienti
- Spasticità o ipertono
- Problemi vescicali: perdita della capacità di controllare volontariamente la minzione; come conseguenza i pazienti diventano incontinenti o, più raramente, sono affetti da ritenzione urinaria
- Problemi intestinali
- Cambiamenti nella vita sessuale: a seconda della lesione midollare sono connesse relative disfunzioni sessuali
- Problemi circolatori
- Deficit respiratori
- Insensibilità al caldo e al freddo
- Problemi ortopedici
- Piaghe da decubito
- Il dolore: le fibre dolorifiche midollari, danneggiate e disconnesse dai centri corticali, sono la causa di questi fenomeni, che vengono comunemente definiti come “parestesie dolorose” in quanto assumono le caratteristiche di pizzicori, formicolii, punture, senso di caldo o freddo eccessivo
Le persone che subiscono un danno al midollo spinale si trovano quasi sempre a misurarsi con una condizione di disabilità permanente che comporta cambiamenti devastanti e drammatici a livello biologico, psicologico e sociale.
La percezione del Sé non ha più corrispondenza completa né nella propriocezione né nello schema corporeo; prevale un sentimento di frattura a livello anatomico, psicologico e temporale.
Il lavoro psicologico/psicoterapico con il paziente mieloleso si basa sulla crisi che consente di ascoltare e contenere l’angoscia con un’attenzione particolare ai meccanismi di difesa utilizzati, valutandone la funzionalità o la disfunzionalità all’interno del complesso processo di adattamento (diagnosi psicologica) e con uno sguardo attento a prevenire o a intervenire precocemente su eventuali complicanze psichiche conseguenti. La focalizzazione è sull’individuazione ed il sostegno delle parti sane, l’identificazione delle risorse e delle capacità resilienti del paziente e del gruppo familiare. L’elaborazione del lutto e della perdita risultano fondamentali per ritrovare il sentimento di integrità perduto, un fenomeno squisitamente psicologico che non ha corrispondenza all’integrità corporea. Occorre aiutare il paziente a riprendere in mano la propria storia, improvvisamente interrotta dal trauma, per ritrovarne il significato o per risignificarla.